Breve storia della vetrata artistica (parte 1, dalle Origini al Medioevo)
- Posted by Cristina Catenacci
- On 28 Settembre 2020
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Le origini
Le vetrate esistono fin dall’epoca romana e si sono evolute nei secoli successivi grazie alle tecniche di lavorazione del vetro.
Infatti già nel 25 d.C., presso i Romani, era diffuso l’uso di decorare le terme, gli edifici pubblici e le ville con vetri colorati montati su telai di legno o metallo. Purtroppo di queste prime vetrate ci resta solo la descrizione di Plinio il Giovane, essendo andate totalmente perdute.
Sappiamo dalle fonti che la produzione del vetro divenne una vera e propria industria almeno fino al IV-V secolo. Di questo periodo sono sopravvissute al tempo nelle prime chiese cristiane alcune finestre costituite di sottili lastre di alabastro incastonate all’interno di cornici di legno, con una tecnica che fa pensare alle successive vetrate piombate.
Con la decadenza economica del V sec. la produzione di vetrate cessa sul nostro territorio per continuare in Oriente e nel Nord Europa.
Infatti le prove dell’esistenza di vetrate piombate si possono già trovare nelle chiese e nei monasteri della gran Bretagna nel VII secolo. Contemporaneamente in Siria l’industria del vetro prosegue, con i principali centri di produzione a Ar-raqqua, Aleppo e Damasco. Nell’ VIII sec. l’alchimista Jabir Ibn Hayyan creò ben 46 ricette per la produzione del vetro colorato e descrisse anche una tecnica per ricavare gemme artificiali dal taglio del vetro.
Medioevo
Nel Medioevo la vetrata artistica si elevò a vera e propria forma d’arte utilizzata soprattutto per illustrare i racconti della Bibbia ad una popolazione che era per la maggior parte analfabeta.
Le più antiche vetrate integre del mondo si trovano nella Cattedrale di Augusta in Germania, del 1130ca. Si tratta di cinque figure dell’Antico Testamento (Mosè, Davide, Daniele, Osea e Giona), uniche rimaste di una serie più numerosa, che testimoniano una perfetta conoscenza della tecnica della vetrata e della pittura su vetro.
A partire da questa epoca le testimonianze di vetrate romaniche, a tema religioso e caratterizzate da colori chiari e pezzi grandi, si fanno sempre più numerose.
Anche se molto diffusa in epoca romanica, questa tecnica raggiunse il suo apogeo con l’architettura gotica (specialmente per lo sviluppo tecnologico in termini di statica che questa architettura portava con sé). Ora i colori si fanno più scuri e i pezzi di vetro più piccoli mentre i soggetti si moltiplicano e comprendono più scene per ogni finestra.
Sono famose le vetrate della cattedrale di Chartres (1150-1240), 176 finestre che occupano una superficie complessiva di circa 7000 metri quadri.
Molto importanti sono anche la Cattedrale di Notre Dame e la Sainte-Chapelle di Parigi, dove la vetrata gotica raggiunge la sua massima espressione.
In Italia l’usanza di decorare le finestre delle chiese con vetrate artistiche giunse con l’affermarsi dell’architettura gotica.
Uno dei maggiori cicli esistenti in Italia è quello del Duomo di Milano (55 vetrate monumentali realizzate tra la fine del Trecento e gli anni ottanta del Novecento) per la cui realizzazione molti maestri vetrai furono fatti venire dalla Germania e dai paesi fiamminghi.
Un esempio di vetrata italiana autoctona è quella veneziana a rulli che nasce nel 1400 ca e consiste nell’utilizzo di una speciale tessera di vetro soffiato (il rullo) di forma circolare e dimensioni variabili che viene creata soffiando la massa di vetro fuso fino ad ottenere una piccola sfera che viene successivamente schiacciata. Le tessere così ottenute sono perfettamente circolari e vengono unite tra di loro con la legatura a piombo.
Per quanto riguarda invece la tecnica delle vetrate medievali del Nord Europa, si tratta dell’unione di pezzi di vetro colorato trasparente fissati tra di loro con legature in piombo e completati nei particolari con segni di colore fissati a fuoco, per dare risalto al chiaroscuro e al modellato. Per la realizzazione di una vetrata si cominciava con un bozzetto, cioè con il disegno, che serviva per studiare la composizione dell’immagine, la distribuzione dei colori e per prevedere l’effetto finale dell’opera. Al bozzetto seguiva la realizzazione di un cartone, con il profilo e la grandezza definitive, nel quale si curava il disegno nel particolare anche con le linee dell’impiombatura. Poi si riportava lo stesso disegno su un foglio di carta e si iniziava a tagliare il cartone nelle sue parti che servivano da guida per il taglio dei singoli pezzi di vetro, i quali sarebbero andati a comporre la vetrata. Per effettuare il taglio si usavano ferri roventi.
Per la cura dei particolari dei volti, dei capelli, per i chiaroscuri dei mantelli e dei panneggi si usava la pittura. Il pennello veniva intinto in una miscela composta di polvere di vetro pestato, ossido di ferro sciolto, acqua, gomma arabica e aceto, che prendeva il nome di grisaille. La grisaille veniva fissata con la cottura delle lastre. Le vetrate venivano infine completate con la legatura a piombo.
Continua (…)
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