![Aubrey Beardsley, una folgorante meteora nell’ illustrazione inglese](https://bottegatte.com/wp-content/uploads/2020/12/Aubrey-Beardsley-Premio-per-la-danzatrice-Salome-3-825x340.jpg)
Aubrey Beardsley, una folgorante meteora nell’ illustrazione inglese
- Posted by Cristina Catenacci
- On 14 Dicembre 2020
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- Aubrey Beardsley, Illustrazione
Aubrey Beardsley morì a venticinque anni e, per questo, il suo passaggio nel mondo dell’illustrazione inglese della fine del XIX secolo può essere considerato come quello di una meteora, folgorante e luminoso, breve ma indimenticabile.
In quegli anni l’Inghilterra fornì i prototipi più importanti di editoria e, specificatamente, di grafica editoriale: da Blake a Ruskin, a Morris, ai Preraffaelliti, fino ai libri per l’infanzia di Walter Crane e Kate Greenaway.
Tra gli esponenti della prima Art Noveau e nell’ambito del clima intellettuale antipuritano rappresentato da esteti come Oscar Wilde e artisti come Whistler, emerse lo straordinario talento di Aubrey Beardsley, che fu autore di un solo quadro ad olio ma decisamente prolifico nella grafica.
![Aubrey Beardsley](https://bottegatte.com/wp-content/uploads/2020/12/AubreyBeardsley_1.jpg)
Aubrey Beardsley, 1895 circa
Aubrey Vincent Beardsley nacque a Brighton il 21 agosto del 1872 e fin da subito fu un bambino delicatissimo, così etereo e diafano che la mamma, Ellen Pitt, lo soprannominò “la mia fragile porcellana di Dresda”.
Già a nove anni il piccolo Aubrey soffriva di tubercolosi, ma fu comunque un talento precocissimo, una specie di enfant prodige del disegno.
Infatti, ad undici anni non ancora compiuti, riuscì a guadagnare le sue prime trenta sterline disegnando, sui menù e sugli inviti di un matrimonio, una serie di personaggi tratti dai libri di Kate Greenaway, una scrittrice e artista britannica che era famosa per le sue illustrazioni di libri per l’infanzia.
Quando la mamma si ammalò gravemente, Aubrey e la sorella maggiore Mabel vennero ospitati da una zia, una donna molto rigida e severa, che li faceva uscire solo per andare alle funzioni religiose.
Nel 1884 il nonno si decise a iscriverlo alla Brighton Grammar School , dove si rivelò portato per le materie letterarie e per il teatro.
Nel 1888 organizzò spettacoli teatrali, disegnandone anche i costumi e inoltre pubblicò sul giornale della scuola alcuni suoi versi, accompagnati dalle caricature dei suoi insegnanti.
Poi, a sedici anni, cominciò a lavorare in un ufficio postale e, l’anno successivo, fu assunto presso la Guardian Fire and Life Insurance, una compagnia assicurativa, dove rimase fino al 1893.
Aubrey era però enormemente insoddisfatto, la vita da impiegato non faceva per lui.
Così, nel frattempo, disegnava prendendo come modelli Mantegna, Botticelli e Sir Edward Burne-Jones, l’ultimo esponente dei pittori preraffaelliti.
Proprio da lui decise di recarsi, accompagnato da Mabel, con una cartella contenente i suoi disegni. Il vecchio artista rimase fortemente colpito dal suo talento e gli consigliò di dedicarsi completamente all’arte.
“Non consiglio mai a nessuno di scegliere l’arte come professione, ma nel tuo caso, non posso fare altro”
(Edward Burne-Jones)
Quel giorno, nel salotto dell’anziano pittore preraffaellita, c’erano anche Oscar Wilde e sua moglie.
Negli intervalli del lavoro, Beardsley amava andare a curiosare fra le bancarelle e dagli antiquari, ed è in una di queste occasioni che si appassionò alle stampe giapponesi.
Nel 1891 i due fratelli Beardsley visitarono la casa di Frederick Leyland, un patrono delle arti che vantava una straordinaria collezione di opere dei preraffaelliti e degli artisti rinascimentali.
Qualche anno prima Leyland aveva commissionato a James Whistler la decorazione del suo soggiorno e il risultato era stato il sorprendente estetismo della “stanza dei pavoni”, i cui raffinatissimi elementi decorativi d’ispirazione orientale ammaliarono Beardsley, tanto che subito si cimentò nel produrre schizzi e disegni ad essa ispirati.
Il suo primo lavoro grafico (1891-1892), in parte ancora legato all’ideologia preraffaellita, è rappresentato dalle illustrazioni per la “Morte di Artù”, di Thomas Malory. Questo incarico, importante e inaspettato, spaventò non poco Beardsley. Si trattava infatti di circa quattrocento disegni da consegnare in due anni.
Due mesi dopo la pubblicazione di “Morte di Artù”, nell’ aprile 1893, uscì, sul primo numero del mensile “The Studio”, l’articolo “A new illustrator : Aubrey Beardsley”, del pittore e critico Joseph Pennell. Era accompagnato da undici disegni e aveva la copertina, stampata su cartoncino verde, firmata da Beardsley.
Da un giorno all’altro questo articolo impose al pubblico lo sconosciuto artista, facendone un disegnatore alla moda.
L’ opera non aveva uno stile unitario. I primi disegni del libro, che si ispiravano a quelli di Burne-Jones, riflettevano l’atmosfera medievale del contenuto. Man mano che il lavoro andava avanti, Beardsley introdusse richiami floreali e giapponesi, in contrasto con il tema trattato.
- Aubrey Beardsley, Frontespizio di capitolo da “la morte di Artù”
- Aubrey Beardsley, Isotta scrive a Tristano, da “La morte di Artù”
In questo periodo di successo, Aubrey si atteggiava a dandy decadente, indossando abiti eccentrici e disegnando con le tende chiuse e al lume di candela, in un appartamento con le pareti dipinte di nero ed arancione.
“Un uomo dalla faccia come un piatto d’argento e con capelli verdi come l’erba”
(Oscar Wilde)
La notorietà lo portò a collaborare, da allora in poi, con tutte le riviste di avanguardia.
Nel 1894 egli diveniva quasi il solo protagonista di “The Yellow Book”, una rivista che avrà però breve durata perché legata alla fortuna di Oscar Wilde, che era quasi il suo unico sostenitore.
![The Yellow Book](https://bottegatte.com/wp-content/uploads/2020/12/The-Yellow-Book-2.jpg)
Copertina di “The Yellow Book”
Nel 1896 nasceva, pressoché esclusivamente per Beardsley, “The Savoy”, la rivista più raffinata del tempo, destinata a bibliofili e collezionisti.
L’opera a cui è più legata la fama di Beardsley, sono le illustrazioni per la “Salomè” di Wilde, commissionategli per l’edizione inglese del 1894 dall’editore Lane.
Si dice che Wilde non ne fosse contento, temendo che la fama di Beardsley potesse sovrastare la sua.
Qui egli interpreta, con magistrale acutezza, l’ambiguo estetismo di Wilde e lo supera, con una sottile ironia e con la libertà fantastica della sua inventiva, al contempo elegante e dissacrante, pur seguendo gli stilemi dell’art noveau.
Il bidimensionalismo e l’appiattimento dei piani, insieme all’intersecarsi delle linee e alla sensualità provocatoria, sono le caratteristiche principali del lavoro di Beardsley e ne fanno una delle personalità artistiche più favolose della fine dell’ Ottocento.
Egli illustrò anche alcuni racconti di Edgar Allan Poe, una raccolta di storie su Pierrot e “The Rape of the Lock” di Alexander Pope.
La genialità di Beardsley trovò libero sfogo anche nella serie di otto tavole per un’edizione fuori commercio della “Lisistrata” di Aristofane, eseguite nel 1896.
Lo sciopero sessuale delle donne greche, e la forzata astinenza dei maschi, divenne uno dei capolavori della grafica erotica “fin de siècle”.
Aubrey Beardsley fu anche uno scrittore, sua è infatti “Under the Hill” (La storia di Venere e Tannhauser. O sotto il monte), un racconto erotico incompiuto, corredato da illustrazioni, basato sulla leggenda del cavaliere tedesco Tannhauser che, dopo aver trovato la dimora sotterranea di Venere, si trattiene un anno intero a venerarla.
Il racconto cominciò ad apparire a puntate su “The Savoy” nel 1896, ma, dopo solo due puntate, la pubblicazione venne interrotta per la morte prematura dell’autore, fulminato dalla tisi appena venticinquenne.
L’opera rimase così incompiuta e vide la luce, nella sua forma originale e priva di censura, solo nel 1907.
![Aubrey Beardsley, autoritratto con Priapo](https://bottegatte.com/wp-content/uploads/2020/12/IMG_20201207_180555-1-733x1024.jpg)
Aubrey Beardsley, Autoritratto con Priapo, da “Under the Hill”
Finisce così, bruscamente, la folgorante carriera del giovane artista britannico, che si spense a Mentone, in Francia, il 16 marzo del 1898.
Bibliografia:
Art Dossier, n.31, Giunti 1989
Giulio Carlo Argan, L’arte moderna 1770-1970, Sansoni Editore 1983
Aristofane, Lisistrata, De Carlo Editore, 1977
Aubrey Beardsley, La storia di Venere e Tannhauser (O sotto il monte), Stampa Alternativa, 1984
Oscar Wilde, Salomè, BUR Rizzoli, 1974
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