
Artisti tra fama e oblio.
- Posted by Francesca Traversi
- On 9 Dicembre 2020
- 0 Comments
- 1700, accademia, adelaide labille guiard, chardin, david, elisabeth vigèe lebrun, grand tour, liotard, pittrici, ritratto
Continuando piccole esplorazioni nel mondo del ritratto pittorico scopriamo, accanto ad artisti di fama consolidata, figure dimenticate dalla storia dell’arte ,che pure hanno avuto grande impatto e rilevanza .
Il Settecento consolida le finalità del ritratto come mezzo araldico-allegorico e di rappresentanza per quanto riguarda il ceto nobiliare.
Ma il gusto per la rappresentazione della quotidianità, molto richiesto negli ambienti borghesi, soprattutto in Olanda, aveva già favorito lo svilupparsi, nel secolo precedente, di quella che era definita “pittura di genere”. Le attività umane e gli ambienti ad esse riconducibili acquistano interesse in quanto tali.

Gaspare Traversi- la fantesca-1760

J.B.Simeon Cardin- la cuoca-1740
In realtà la separazione in categorie della pittura, se pure ha aiutato gli studiosi, non è così netta. Caravaggio dipinse nature morte, anche Fede Galizia, nota all’epoca proprio per le sue nature morte, realizzò anche pregevoli ritratti.
Bisogna quindi considerare quella che era la committenza e come gli artisti svolgessero il loro lavoro.
Rosalba Carriera, nota ritrattista veneziana, era conosciuta per le miniature su avorio (introdusse questa tecnica a Parigi nel 1722 e poi a Vienna nel 1730) in seguito realizzò molti ritratti.
La tecnica preferita era il pastello ,tecnica rapida, eccezionale per rendere sfumature ed incarnato e che, grazie a lei, ebbe una rinnovata fortuna nel XVIII secolo e ancora ne avrà con gli impressionisti il secolo successivo.

Rosalba Carriera-ritratto di Caterina Barbarigo-1721
Tecnica mirabilmente utilizzata alcuni anni dopo da altri pittori francesi come Liotard, La Tour e Chardin.

J.B.Chardin-autoritratto-1771

Liotard-Pastello

Liotard- ritratto-pastello
L’Italia era in quel momento una delle tappe ritenute indispensabili per la formazione dei giovani rampolli o comunque per lo studio del mondo classico.
Roma non è più il fulcro della produzione artistica come lo era stata dal 1500 e le grandi committenze si sono spostate in Inghilterra e Francia. Ciò nonostante, la grande tradizione pittorica italiana e le recenti scoperte archeologiche fungevano da calamita.
Il pittore Pompeo Batoni, intercettando la nuova committenza, inventa intorno al 1750 la tipologia del ritratto del giovane aristocratico con resti e monumenti della Roma classica sullo sfondo.
Il cosiddetto “Grand Tour” che, per l’aristocrazia inglese, irlandese e tedesca, comprendeva il viaggio didattico tra Parigi, Firenze, Roma , Napoli e Venezia, diventa fondamentale per lo studio romano di Batoni.
Egli produce quasi in serie un gran numero di questi ritratti per la nuova clientela desiderosa di riportare in patria una testimonianza del proprio viaggio (con tempi relativamente brevi per l’epoca), come oggi facciamo con una foto: una o due ore al massimo di posa per definire il volto e la fisionomia del soggetto, poi la tela era completata secondo uno schema convenzionale con monumenti, chiese e rovine romane.

Pompeo Batoni- Gentiluomo- sullo sfondo Castel Sant’Angelo e Basilica
La pittura del ‘700 e primo ‘800 attraversa un’epoca controversa, tra Dispotismo Illuminato, Rivoluzione Francese e periodo Napoleonico.
In Francia vedrà l’affermarsi di artiste come Adelaide Labille Guiard che si prodigò per l’accesso nelle accademie delle giovani artiste ed Elisabeth Vigee Lebrun, anche ritrattista della regina Maria Antonietta, che dovettero sostenere un esame lavorando in presenza di testimoni per accedere all’Accademia e dimostrare in tal modo di essere le autrici delle proprie opere, mentre normalmente per i loro colleghi uomini era sufficiente presentare una scelta di opere e un referente.
- E.Vigee- autoritratto-1782
- labille guiard 1788
- LabilleGuiard-Robespierre
- LabilleGuiard-autoritratto con allieve
- E.Vigèe- Maria Antonietta
Queste sono certamente difficoltà che le artiste avevano sempre avuto, ma fa pensare che ,oltre ai divieti di accesso agli studi di anatomia e prospettiva nelle scuole di Stato,(perchè ritenuti poco “convenienti”) i quattro posti concessi nell’Accademia alle artiste, dopo la Rivoluzione si traducono nel divieto assoluto di accesso per le donne.
Non andrà certo meglio con Napoleone che sancì l’incapacità giuridica delle donne attraverso il codice Civile del 1804.
La possibilità di commercializzare o produrre propri lavori qualora possibile, doveva passare per un tutore.
Marie Guillemine Benois, che era stata allieva di Vigee Lebrun ed è nella bottega di David, esporrà ,nel 1800 al Salon annuale delle belle arti il cosiddetto “ritratto di donna negra” o “Madeleine”. Apparentemente nato sulla disquisizione della possibilità o meno di rendere , in pittura, un incarnato che non sia chiaro , credo che questo bellissimo ritratto , parli da solo.

marie guillemine benoist-Madeleine-1800
La donna ritratta con una tunica di foggia classica, su uno sfondo austero, era una domestica originaria delle Guadalupe. Secondo i principi di libertà ,uguaglianza e fraternità, gli schiavi di colore su territorio francese poterono acquisire la libertà divenendo generalmente ,appunto, domestici al pari dei bianchi, non più schiavi. Ma la situazione nelle piantagioni d’oltremare era sicuramente differente. Nel giro di pochissimi anni dal suo insediamento, Napoleone reintrodusse per legge la schiavitù ,sempre nel famigerato codice civile del 1804.
Nell’ Inghilterra protestante, a differenza dell’Italia cattolica ,la pittura religiosa era poco considerata ed il ritratto , come per la Francia la pittura Storica, assunse quasi valenza mitica.
Reynolds produsse circa 2000 ritratti . I soggetti ritratti sono spesso immersi in ambienti naturali, con animali da compagnia, come forse suggeriva anche la scuola di Van Dick .

Joshua Reynolds- ritratto- 1771
La naturalezza della posa è la prima cosa che colpisce, in questo ritratto dell’attrice Frances Abington, e tutto appare quasi in un’atmosfera pre-romantica.
Il ritratto, che sia solenne, frivolo, composto o affettato, è in grado di raccontarci sempre qualcosa; come dirà Picasso (gliene sono state attribuite tante, ma su questa possiamo scherzosamente concordare), “l’arte è una menzogna che ci permette di conoscere la verità”.
0 Comments