ritratti del Quattrocento tra idealizzazione e realismo
- Posted by Francesca Traversi
- On 25 Novembre 2020
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- fiammingo, giotto, italiano, jan van ejck, mantegna, pisanello, rinascimento, ritratto
Con la fine dell’età classica , dal IV al XIV sec. d. C. , la rappresentazione della figura umana assume sempre più un aspetto simbolico. Senza contare le ricorrenti ventate iconoclaste che dall’VII sec. portarono alla distruzione di molte opere.
All’infuori di sovrani e papi, l’uomo comune viene ritratto solo se riconosciuto dalla Chiesa come fondatore e benefattore di edificazioni religiose.
Questo ritratto di Rodolfo IV d’Asburgo, eseguito intorno al 1360 da autore ignoto, è uno dei più antichi ritratti realistici occidentali che si conoscono. La visione di tre quarti, anzichè di profilo, è una cosa piuttosto rara per l’epoca, e anche nello stile miniaturistico l’artista ha reso una suggestiva profondità.
Il ritorno all’interesse per la fisionomia individuale ricompare in pittura dal XIV sec.
Nei ritratti dei donatori dipinti da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova, le due figure inginocchiate che sorreggono l’edificio con la Vergine e i santi,(rispettivamente Enrico Scrovegni e Stefaneschi), acquistano una rilevanza impensabile fino a quel momento. Anche tra gli allievi di Giotto, Agnolo Gaddi, sarà tra quei numerosi pittori che inseriranno ritratti e autoritratti all’interno di grandi scene affrescate sacre e profane.
E’ un fenomeno che esprime chiaramente il desiderio di affermazione individuale: palese e propagandistica per i committenti , più discreta per gli autori che comunque cominciano ad avere un ruolo socialmente riconosciuto.
Nel Corteo dei Magi, ciclo pittorico eseguito da Benozzo Gozzoli per la famiglia Medici, a Firenze, nel 1459, sono stati identificati addirittura più ritratti di Lorenzo de Medici allora appena adolescente.
In quello che vediamo sopra, nelle vesti di re Magio, si tratterebbe di un ritratto allegorico fortemente idealizzato mentre di seguito , in un’altra zona dell’affresco, lo stesso Lorenzo è ritratto in maniera nettamente più realistica.
La ritrattistica come manifestazione autonoma si diffonderà sia presso le classi nobiliari che la borghesia urbana, quest’ultima in grande ascesa nel nord Europa.
I pittori fiamminghi e olandesi produssero una grande quantità di ritratti per il ceto medio benestante, cominciando da Jan Van Eyck
Con questo ritratto a figura intera, dei due coniugi immersi nel loro ambiente, inizia la ritrattistica moderna. La ricerca di realismo e concretezza , si manifesta nella puntualità del dettaglio, nella prospettiva, nella verosimiglianza e gestualità dei protagonisti. E’ una scena attentamente costruita ed efficace.
Il ritratto fiammingo è tipicamente di tre quarti , spesso su fondo scuro. Nell’inquadratura a mezzo busto le mani tengono oggetti che rimandano alla professione. In questo caso l’uomo ritratto è un ricco orefice di Bruges e tiene un anello.
In Italia,negli stessi anni, Pisanello dipingeva il ritratto della principessa d’Este.
Lo stile è qui improntato su modelli molto più formali : il ritratto è di profilo, idealizzato secondo i canoni dell’epoca, con piacevoli dettagli naturalistici su uno sfondo decorativo. Gradevole e irreale, molto lontano dal suo coevo fiammingo.
Se il ritratto di profilo evoca le medaglie o monete tardo antiche (e viene molto utilizzato per tutto il quattrocento italiano e oltre), non si può fare a meno di pensare, guardando il ritratto seguente, realizzato da Andrea Mantegna nel 1459, ad un busto romano.
L’uomo è ritratto di tre quarti, con una visione leggermente dal basso, quasi a sottolinearne l’imponenza rispetto all’osservatore.
Il fondo scuro accentua la severità del soggetto rappresentato con un realismo raffinato dei dettagli fisionomici: l’incarnato, l’ombra della barba, le pieghe della stoffa.
Sempre sul filone del ritratto con impostazione di derivazione classica, ecco il famoso dittico dei duchi di Urbino realizzato da Piero della Francesca intorno al 1473.
I soggetti sono si, raffigurati come in una medaglia, ma dietro di loro si apre un paesaggio(marchigiano), quasi aereo, meraviglioso, vastissimo, forse ad intendere il loro dominio su quelle terre.
Una vera ostentazione di potere, che all’epoca non era affatto rara. La corte di Urbino ospitò, in questo periodo, molti artisti, anche provenienti dalle Fiandre. Certamente in un ambiente così favorevole al mecenatismo, le diverse conoscenze tecniche dei pittori devono essersi incrociate tanto che, per il dittico, Piero della Francesca utilizzò per la prima prima volta la tecnica ad olio ancora poco diffusa in Italia .
L’interazione tra artisti fiamminghi e italiani oltre che per le tecniche pittoriche è testimoniata dall’evoluzione che ha avuto la ritrattistica dalla metà del 1400 .
Antonello da Messina aveva studiato modelli nordici a Napoli e realizzò questo ritratto nel 1475
Anche qui, la ricerca di una riproduzione attenta della realtà e verosimiglianza, si manifesta con la cura del dettaglio e dei particolari.
Ricerca che alcuni anni più tardi prenderà strade differenti.
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